LEARN ITALIAN - Ti racconto una storia - LISTENING and READING in ITALIAN (B2, C1, C2 levels) - Parte 2
Ciao Ciurma,
Come state? How are you guys?
Welcome back to our rubrica: Ti racconto una storia.
Today we are going to read the second part of Pirandello’s story: La Patente.
Do you have any questions about the first part? Did you understand who are the main characters of this story?
Let’s start reading and listening! :)
After the video, you will find the adapted version of La Patente di Luigi Pirandello.
LA PATENTE
di Luigi Pirandello
Il Chiàrchiaro indossava la faccia da iettatore, che era una meraviglia a vedere. Si era lasciato crescere sulle guance gialle una barbaccia ispida e cespugliuta; si era messo sul
naso un paio di grossi occhiali cerchiati, che gli davano l'aspetto d'un barbagianni; aveva poi indossato un abito lustro, di colore grigio [...].
Allo scatto del giudice non si scompose. Dilatò le narici, digrignò i denti gialli e disse sottovoce:
— Lei dunque non ci crede?
— Ma fatemi il piacere! — ripeté il giudice D'Andrea. — Non facciamo scherzi, caro Chiàrchiaro! O siete impazzito? Via, via, sedete, sedete qua.
E gli si avvicinò e fece per posargli una mano sulla spalla. Subito il Chiàrchiaro si spostò bruscamente di lato, fremendo:
— Signor giudice, non mi tocchi! Se ne guardi bene! O lei, com'è vero Dio, diventa cieco!
Il D'Andrea stette a guardarlo freddamente, poi disse:
— [...] Prego, si accomodi... Vi ho mandato a chiamare per il vostro bene. Là c'è una sedia, sedete.
Il Chiàrchiaro sedette e, facendo rotolar con le mani sulle cosce la canna d'India a modi matterello, si mise a tentennare il capo.
— Per il mio bene? Ah, lei si preoccupa di fare il mio bene, signor giudice, dicendo di non credere alla iettatura?
Il D'Andrea sedette anche lui e disse:
— Volete che vi dica che ci credo? E vi dirò che ci credo! Va bene cosí?
— Nossignore, — negò recisamente il Chiàrchiaro, col tono di chi non ammette scherzi.
— Lei deve crederci sul serio, e deve anche dimostrarlo istruendo il processo!
— Questo sarà un po' difficile, — sorrise tristemente il D'Andrea. — Ma vediamo di capirci, caro Chiàrchiaro. Voglio dimostrarvi che la via che avete preso non è
propriamente quella che possa condurvi a un buon risultato. [...]
Il Chiàrchiaro si chinò e disse [...]:
— Non è vero niente, signor giudice! — .
— Come no? — esclamò il D'Andrea. — Da una parte accusate come diffamatori due giovani perché vi credono iettatore, e dall’altra voi stesso vi presentate innanzi a me in veste di iettatore e pretendete anzi che io creda alla vostra iettatura.
— Sissignore.
— E non vi pare che ci sia contraddizione?
Il Chiàrchiaro scosse piú volte il capo con la bocca aperta [...].
— Mi pare piuttosto, signor giudice, — poi disse, — che lei non capisca niente.
Il D'Andrea lo guardò sbalordito.
— Dite pure, dite pure, caro Chiàrchiaro. Forse è una verità sacrosanta questa che vi è scappata dalla bocca. Ma abbiate la bontà di spiegarmi perché non capisco niente.
— Sissignore. Eccomi qua, — disse il Chiàrchiaro, accostando la seggiola. — Non solo le farò vedere che lei non capisce niente; ma anche che lei è un mio mortale nemico. Lei, lei, sissignore. Lei che crede di fare il mio bene. Il mio piú acerrimo nemico! Sa o non sa che i due imputati hanno chiesto il patrocinio dell'avvocato Manin Baracca?
— Sí. Questo lo so.
— Ebbene, all'avvocato Manin Baracca io, Rosario Chiàrchiaro, io stesso sono andato a fornire le prove del fatto: cioè, che non solo mi ero accorto da piú d'un anno che tutti, vedendomi passare, facevano le corna, ma le prove anche, prove documentate e testimonianze irrepetibili dei fatti spaventosi su cui è edificata incrollabilmente, incrollabilmente, capisce, signor giudice? la mia fama di iettatore!
— Voi? Dal Baracca?
— Sissignore, io.
Il giudice lo guardò, piú imbalordito che mai:
— Capisco anche meno di prima. Ma come? Per render piú sicura l'assoluzione di quei giovanotti? E perché allora vi siete querelato?
Il Chiàrchiaro si innervosì per la durezza di mente del giudice D'Andrea; si alzò in piedi, gridando con le braccia per aria:
— Ma perché io voglio, signor giudice, un riconoscimento ufficiale della mia potenza, non capisce ancora? Voglio che sia ufficialmente riconosciuta questa mia potenza spaventosa, che è ormai l'unico mio capitale!
E ansimando, protese il braccio, batté forte sul pavimento la canna d'India e rimase un pezzo impostato in quell'atteggiamento grottescamente imperioso.
Il giudice D'Andrea si curvò, si prese la testa tra le mani, commosso, e ripeté:
— Povero caro Chiàrchiaro mio, povero caro Chiàrchiaro mio, bel capitale! E che te ne fai? che te ne fai?
— Che me ne faccio? — rimbeccò pronto il Chiàrchiaro. — Lei, padrone mio, per esercitare codesta professione di giudice, anche cosí male come la esercita, mi dica un
po', non ha dovuto prender la laurea?
— La laurea, sí.
— Ebbene, voglio anch'io la mia patente, signor giudice! La patente di iettatore. Col bollo. Con tanto di bollo legale! Iettatore patentato dal regio tribunale.
— E poi?
— E poi? Me lo metto come titolo nei biglietti da visita.
Signor giudice, mi hanno assassinato. Lavoravo. Mi hanno fatto cacciar via dal banco dei pegni dove lavoravo, con la scusa che, essendoci io, nessuno piú veniva a far debiti e
pegni; mi hanno buttato in mezzo a una strada, con la moglie paralitica da tre anni e due ragazze nubili, di cui nessuno vorrà piú sapere, perché sono figlie mie; viviamo degli aiuti che ci manda da Napoli un mio figliuolo, il quale ha famiglia anche lui, quattro bambini, e non può fare a lungo questo sacrificio per noi.
Signor giudice, non mi resta altro che mettermi a fare la professione dello iettatore! Mi sono vestito cosí, con questi occhiali, con quest'abito; mi sono lasciato crescere la barba; e ora aspetto la patente per entrare in campo! Lei mi domanda come? Me lo domanda perché, le ripeto, lei è un mio nemico!
— Io?
— Sissignore. Perché mostra di non credere alla mia potenza! Ma per fortuna ci credono gli altri, sa? Tutti, tutti ci credono! E ci son tante case da gioco in questo paese! Basterà che io mi presenti; non ci sarà bisogno di dir nulla. Mi pagheranno per farmi andar via!
Mi metterò a ronzare attorno a tutte le fabbriche; mi pianterò innanzi a tutte le botteghe; e tutti, tutti mi pagheranno la tassa, lei dice dell'ignoranza? io dico la tassa della salute! Perché, signor giudice, ho accumulato tanta bile e tanto odio, io, contro tutta questa schifosa umanità, che veramente credo di aver ormai in questi occhi la potenza di far crollare dalle fondamenta una intera città!
Il giudice D'Andrea, ancora con la testa tra le mani, aspettò un pezzo che l'angoscia che gli serrava la gola desse spazio alla voce. Ma la voce non volle venir fuori; e allora egli, socchiudendo dietro le lenti i piccoli occhi, stese le mani e abbracciò il Chiàrchiaro a lungo, forte forte, a lungo.
Questi lo lasciò fare.
— Mi vuol bene davvero? — gli domandò. — E allora istruisca subito il processo, e in modo da farmi avere al piú presto quello che desidero.
— La patente?
Il Chiàrchiaro protese di nuovo il braccio, batté la canna d'India sul pavimento e, portandosi l'altra mano al petto, ripeté con tragica solennità:
— La patente.
Testo riadattato de “La Patente” di Luigi Pirandello
Every Sunday I will upload a video where I read a story in Italian :)
This video is recommended to (at least) B2 students.
If your knowledge of the language is not yet that good, I will make other reading videos for you… so stay tuned!!! :)
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Ci vediamo al prossimo video :)
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Simona